martedì 15 dicembre 2009

DON'T WORRY, BE HAPPY


Realizzavo ieri quanto sono una casalinga di schifo. Serenamente, mentre ero in macchina tornando a casa con la spesa, mi sono impigliata in questo pensiero tragicomico. Ero trafelata ma non davo molto a vederlo, a me stessa intendo, ultimamente non ho molte persone con cui condividere momenti delle giornate, è uno di quei tranci di vita in cui mi ritrovo in un loop abbastanza solitario, alla me myself&I per intenderci.
A questa considerazione semiseria è seguita una constatazione sul campo: messo piede in casa ho crudelmente passato lo sguardo a mò di setaccio nelle stanze, e senza bisogno di sollevare tappeti, a occhio nudo la mia scarsa vocazione al focolare si è rivelata in tutta la sua avvilente nitidezza. Una straziante visione d'insieme fatta di mucchi di scarpe sotto il termosifone, infradito estive mixate a ciabattone pelose, un cestino così carino di Zara home in bagno strabordante di panni appallottolati in attesa di lavatrice, ma un pò ovunque vestiti su vestiti, sedie tavoli,testiera del letto addirittura con calzini messi come appesi in fila. E poi la mia eterna ossessione, le buste, grandi buste con all'interno di tutto oppure altre buste con dentro di tutto, ficcate negli angoli o in alto sopra i mobili, e non riesco a liberarmene mai, dopo i lavoro quest'estate ho fatto una pulizia da cima a fondo come mai avevo fatto in vita mia e ho fatto fuori enormi quantità di anticaglie inutili, ma con loro non c'è stato verso. A l massimo ho fatto dei travasi. Alla fine della fiera, dopo aver rivoltato casa e averle tolto tutti i segni dei suoi 1oo anni stravissuti erano rimaste, oltre al nostro splendente bagno nuovo di zecca e alla cucina seminuova ma fantastica, una decina di immancabili odiate buste, e lì c'ho rinunciato. Quando ero dai miei mi dicevano che forse in un'altra vita ero una barbona, di quelle che girano coi carrelli zeppi di sacchetti colmi ,e non ci trovo tanto da ridere perchè i segnali ci stanno tutti.
Ma tutto ebbe inizio...si, con quel pensiero fugace al ritorno dal supermercato, e io sò bene perchè si è insinuato, ricordo con precisione quando ho messo le basi per questo costrutto poco edificante verso le mie capacità casalinghe, e cioè nel momento in cui la merce da me acquisita passava sul rullo della cassa rivelando quanto poco io ci sappia fare in materia di economia domestica. Ma, come direbbe la mia mamma, ho fatto gnorri, ho ficcato tutto nelle buste e via verso il senso di colpa sgusciante che mi attendeva già seduto in macchina pronto a farmi a coriandoli l'autostima già lesa di questi ultimi tempi.
A 'sto punto non posso tirarmi indietro e vuoto il sacco: la mia spesa della settimana era composta da 2 confezioni di biscotti cioccolato burro arachidi ,2 confezioni di merendine di quelle che si mangiano alle scuole medie, quelle orrendamente fasulle che non contengono traccia di alcun prodotto di madre natura, tutto in polvere, liofilizzato, emulsionato, idrogenato e falsificato. Poi una busta veramente grande contenente dei pacchettini piccolini piccolini (evviva l'abuso di packaging!) contenenti a loro volta delle spregevoli patatine formaggiose polverose, rigorosamente fake anche queste, poi un barattolo versione natalizia di medie dimensioni (non il bicchierino insomma) di gustosissima nutella doc, due etti di salame, finocchiona per l'esattezza, per non farci mancare niente, poi un etto di prosciutto cotto, una confezione di stracchino, patate fritte surgelate,una bottiglia di succo di frutta pompelmo e aloe e da quì si inizia a digradare verso il versante tutta salute per Giaco, yogurt uova pollo biscotti, tutto bio e tutto molto costoso. Questa schizofrenica mezza spesa è frutto di malessere, lo posso dichiarare con certezza dato che in altri momenti avrei sfagiolato un bottino di orzo, pasta di kamut, biscotti ai cereali e verdure su verdure. Ma col malessere si viene a patti solo coi riempitivi, e riempirsi di junk food è l'unica via. Come atteggiamento generale di solito non mi colpevolizzo troppo per queste cadute, frutto anche di tanta pigrizia e tanta stanchezza insieme, vuoi mettere friggere dei bastoncini di pesce invece che pulirlo e sfilettarlo e capare i carciofi per farci un bel contorno, ma sò che la qualità di quello che ingerisco è un valore a cui tengo. Non assoluto ma è un valore, e con tutta la fatica che mi costa, col pensiero che corre a quando 'vabbè dai ,non me và di cucinare andiamo a farci un sushi', mi metto lì e preparo il mio discreto polpettone con il pappone di verdure con l'orzo. Ma anche in cucina, come forse per tutto il resto, sono trasversale, dunque W la contaminazione! W il minestrone e W salsiccia e polenta.
Dal momento che mi riaffaccerò al bio market sotto casa la tempesta sarà passata, per ora risparmio solo il mio piccoletto, lui d'altronde che colpa ne ha se la mamma ha da fare con le sue giornate sull'ottovolante.
'Mi piace tutto ciò che provoca risate, mi piace affrontare volontariamente la mia sofferenza con l'obiettivo di espandere la mia coscienza'. A. Jodorowsky

On the air:Fiona Apple, When the pawn, (in questo momento Paperbag)

venerdì 11 dicembre 2009

FRIDAY I'M IN LOVE


Eccoci alle porte del weekend. O meglio, si è già alzato il sipario su questo weekend di dicembre. In altri tempi sarei stata chissàdove e chissàcome, ma non importa perchè tutto poteva essere ,tutto poteva essere montato e smontato all'istante, impegni, appuntamenti, telefonate ,aperitivi o qualche invito ad una festa a cui mai sarei comparsa. Magari per rimanere a ciondolare dopo il cinema, bevendo l'ennesimo bicchiere e sorridendo alla notte. Per poi tornare a casa, presto presto a farsi una tisana da portare nel letto e leggere le ultime pagine del libro o tardi da non avere la forza di struccarsi ,ma sempre e comunque sola, coi propri rituali della notte, la parte oscura delle ordinate abitudini del giorno.
E questo forse mi ha portato a quì, quel ricordo sbiadito di quella...come definirla, solitudine, ma non quella intesa come sola=senza fidanzato/compagno/marito=sfigata. Ah ,il cielo mi fulmini se non m'è mai balenato per la testa questo piccolo insulso tormento, ma intendo invece quel ritmo solipsista, quell'andamento adagio dei propri tempi basati sull'unica dimensione del sè, quell' 'io ballo da sola' a volte quasi fiero, altre semplicemente abitudine a fare così perchè conosci solo quello, semplice!
Mi diverte averlo avuto tutto quel mio tempo, aver usufruito di quella dimensione smisurata in cui muovermi e averne goduto, perchè a guardarlo bene aveva dei confini, magari un pò sfumati ma delle delimitazioni le vedo, come sempre ce ne sono nella vita, e che diamine mica è pura anarchia e poi non mi sono mai sentita così wild dentro. Dal di fuori puoi sembrare così tante cose, ma la prospettiva interna è sempre più severa, io poi sono stata un giudice implacabile, ora allento la presa ma ancora riecheggia quella voce che non lascia scampo ogni tanto.
Ebbene, adesso mettiamola così, i miei confini sono tangibili quasi, sono delle solide mura su cui posso fare affidamento, e il bello è che le ho sempre messe io. Giaco dorme come un uovo sodo (nella mia mente è una curiosa immagine di sonno duro e profondo!) con la sua testa da mela e il suo pigiamino grigio a righe , và molto meglio con il suo primo raffreddore, il suo primo impatto con la malattia e col disagio di un piccolo naso moccioloso e colante, ed è stato bravo nel sopportare lo strazio. Rompiscatole notturno ahinoi lo è sempre, ancora non ha optato per la lunga notte di sonno e preferisce il duplice(se è in buona) risveglio, di cui il primo si supera quasi indenni con un veloce ninnaò del papà orso..il secondo lo vede trasformarsi in un assatanato vampiro della tetta di mamma, prosciugata a vedersi, ma i suoi appuntiti dentini affondano con suoni gutturali di pura estasi che rimandano ai tempi dell'antica abbondanza. Rimane in me vivo il quesito: ma che te ciucci?? E soprattutto: ma nun te stufi mai??
Mr.Big è quì accanto a me, cioè lungo come un salame sul divano, a faccia in giù tra i cuscini e si sente solo il suo lungo e profondo respiro da altro mondo. E meno male che dovevamo vedere un film che rimandavamo da un pò, gustarci il sirah aperto stasera, improvisare uno snack di mezzanotte, e altri intrattenimenti da serata pigiamata divanosa filmata coccolosa. Almeno non russa ancora.
Rimango io, di traverso in poltrona , famoso calice di sirah a tenermi compagnia insieme ad una improbabile playlist che giusto da sola te la puoi sentì, sull'onda del momento che può essere una zompettante Carmensita di Devendra Banhart o una lieve e intimista Mazzy Star fino ai pezzi da vergogna, quelli che da sola ti piace pure cantarli con un certo pathos, dai Lunapòp a che ne sò, quella canzone di Fabio Concato che ti ricorda quella gita al liceo. C'ho pure le candele mela e cannella e il nano albero di natale acceso che mi fanno molto calore domestico da fredda sera invernale. E meno male che è venerdì.
Per la cronaca: per la serie anticaglie sempreverdi e sempre d'effetto, Terence Trent D'Arby canta Sign your name, lo sirah scivola giù che è un piacere e mia notte è sempre sorridente.

mercoledì 9 dicembre 2009

TA'


Perchè questa è la prima e finora unica parola che pronuncia Giaco. E onorare la sua minuta ma sconfinata saggezza è per me il modo migliore per iniziare questo blog. Perchè poi in fondo è lui a darmi lo slancio a farlo, semplicemente per il fatto che nel mio infinito caos non sò mai da dove cominciare e soprattutto non sò mai cosa cominciare. E anche se ci sono tantissime cose che mi piacciono, che mi riempiono e mi fanno vibrare, io ritorno sempre a quel caos che mi rende disorganizzata, discontinua, fluttuante. Ma Giaco no, da quando c'è lui, esattamente da 12 mesi e un pò a 'sta parte ,c'è un pezzo di me che si è fatto avanti, che si è aggiunto a quella me che era a galla da sempre, e posso dire con tono forse troppo enfatico, che da allora niente è come prima. In ogni senso possibile. E dunque in quella marea di me ora è confluita una nuova marea di altra me, nè migliore nè peggiore ma indubbiamente altra. Allora talvolta ripenso alle vecchie serate da barfly, di quelle fatte come si deve, con ritorno l'indomani, con un numero imprecisato di drink sullo stomaco, dopo ore di chiacchere svariate e chissà quanto sensate appollaiata ai tavolini dei soliti bar. Alla totale assoluta libertà della mia vita, senza legami e senza limiti, in cui tutto si muoveva solo attorno ai miei bisogni e alle mie pulsioni, piena anche delle mie malinconie e dei miei vuoti, in cui spesso mi sono persa ma sempre ritrovata ,tenacemente impigliata nelle mie confusioni ma anche così limpida nel sentirmi bene ad essere viva.
E poi è tornato il mio Mr.Big, da lontano, da anni luce di distanza in cui il ricordo della nostra relazione mi pareva misto ad un sogno e quasi irreale per quanto tempo era passato, senza mai un incontro, una telefonata, una notizia. Se non quello che io già sapevo bene dal giorno che è scomparso dalla mia vita, anche quando per premura o per ingenuità mi si voleva far credere di essere solo un pò troppo scossa dalla rottura, quando mi dovevo sentir dire che lui queste cose non le farebbe mai, ti ama troppo. Ma questo è un altro paio di maniche.
Così và la vita, diceva Kurt Vonnegut, che è nella top 5 dei miei scrittori preferiti, e ritrovarci è stato come tornare a casa dopo anni che sei ramingo nel mondo, anche felicemente randagio, ma poi quando torni a casa è per sempre, lo senti nelle ossa quando è quel momento. E dopo 2 mesi ero rinchiusa nel bagno della mia amica in un convulso pomeriggio, seduta sul bidet aspettando che quel dannato test rivelasse che non ero incinta e che stranamente mi ero allarmata troppo. Mai fatto un test di gravidanza in vita mia, forse per quello che la seconda linea rossa mi pareva troooopppo sbiadita, non riuscivo a vederla. Quando la sera ci siamo visti, in un pub a S.Lorenzo, finite le nostre due pinte di birra ho racimolato il coraggio per emettere un suono sensato dalla mia bocca. Ed è stata la frase: 'Mi sà che ci moltiplichiamo.' E da lì il resto, il muovermi a casa sua, che è la vecchia casa che amavo tanto e che ora è anche un pò mia, il mettere insieme le nostre vite, farle combaciare e aspettare che da quella pancia davvero gigantesca saltasse fuori nostro figlio. Wow. In un anno la mia vita si è capovolta. Ne sono passati quasi due, ed è ancora sottosopra, ma si è anche allargata a dismisura, è così capiente come mai avrei creduto. E come dicevo, in parte sono tutto quello che ero con l'aggiunta di altro e mi dibatto in tutto questo, quasi sempre con ironia, quando sono più nera col mio sarcasmo caustico che non perdona, quando mi sento illuminata invece è solo pura gratitudine, perchè tutto questo è davvero la mia vita. E quando circa una ventina di giorni fà Giaco ha compiuto un anno ho pensato che questo poteva essere un bel regalo per lui, poter leggere un giorno come la sua mamma era davvero e non solo sentire racconti edulcorati, capire come la mamma è sempre la mamma ma anche una donna piena di luce e ombre. Nè più nè meno di quello che avrei voluto sapere anche io dalla mia. TA.